L’Italia per molti anni ha avuto il primato mondiale nella produzione di frutta secca.
La specie più diffusa è stata il mandorlo, seguita da noce, nocciolo e pistacchio.
Agli inizi degli anni settanta del secolo scorso, la produzione di frutta secca in ITALIA e maggiormente
nel sud del paese, è andata via via calando a favore di paesi quali gli Stati Uniti d’America,
Turchia, Spagna, ecc., i quali hanno investito su nuove varietà e meccanizzato i processi produttivi
delle diverse specie. La situazione attuale vede una ripresa significativa degli investimenti sulla
produzione di frutta secca. Si è tornati ad investire importanti superfici con il Mandorlo, rinnovandone
varietà, schemi di impianto, meccanizzando le lavorazioni dalla potatura alla raccolta
e passando da una coltura che era pensata solo ed esclusivamente in asciutta ad una coltura in
irriguo, aumentando la redditività della stessa. Il Noce, che era coltivato solo in alcune zone della
Campania, ora sta trovando spazi produttivi in quasi tutta Italia.
L’innovazione varietale e la valorizzazione delle vecchie cultivar accompagnate da un razionale
processo produttivo, nonché da un aumento costante dei consumi, fa sì che la coltivazione
del noce, possa essere una valida alternativa . Il Nocciolo, grazie all’impegno di grossi gruppi di
trasformazione che hanno necessità di reperire prodotto, sta trovando un rinnovato interesse.
La nostra azienda è stata la prima in Italia a puntare sul nocciolo innestato su Corylus Colurna,
portinnesto che non produce polloni.
Il Pistacchio, coltivato sinora solo sul costone dell’Etna in Sicilia, rimane una coltura di nicchia
anche se l’interesse è in continua crescita grazie all’introduzione di nuovi portinnesti e la disponibilità
di nuove aree di produzione. |